La Legge 92 obbliga la Scuola a insegnare l’uso corretto dello smartphone.

Non è questione di opinioni: bisogna rispettare la legge, specialmente a scuola.

GLI SMARTPHONE SONO LECITI

Prima di tutto chiariamo che le circolari ministeriali non hanno valore di legge, anzi non fanno parte neanche della nostra legislazione, tanto che il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione hanno sentenziato che chi le scrive, addirittura non può essere accusato di avere mal interpretato la legge. Le circolari ministeriali hanno lo scopo di rendere più chiara e fluida la normativa di cui fanno parte, e se leggessimo con attenzione quelle pubblicate fino a un paio di anni fa, ci accorgeremmo che non vietano i telefoni cellulari a scuola, bensì descrivono quale sia l’uso non corretto vietato dalla legge. Tuttavia fanno eccezione le Circolari Ministeriali 5274/2024 e 3392/2025 che la trasgrediscono, riportando “il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici”, per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo (fino alla terza media) dall’anno scolastico 2024-2025, e per il secondo ciclo (fino all’ultimo anno delle superiori) dall’anno scolastico 2025-2026, con tardivo e incompleto ravvedimento sui fini educativi e didattici. Sarà tutto più chiaro se, anziché trattare del contenuto delle “lettere” ministeriali, considereremo la nostra legislazione.

Cominciamo citando la Legge 92/2019, che dall’anno scolastico 2020-2021 obbliga tutte le scuole, fin da quelle dell’infanzia, a insegnare l’Educazione Civica, facendo seguito alla Raccomandazione del Consiglio dell’U.E. datata 22/05/2018. Trattano delle competenze chiave di cittadinanza già stabilite in Italia con il D.M. 139/2007: per esempio nel punto 5 dell’allegato 2 è decretato che gli studenti devono imparare a far valere i propri diritti. Fra le competenze e gli obiettivi specifici di apprendimento, all’art. 5 della Legge 92/2019, troviamo l’educazione alla cittadinanza digitale, argomento disposto perché gli alunni, oltre alle competenze tecnologiche, devono avere un’adeguata conoscenza delle norme comportamentali da rispettare durante la navigazione in Internet, devono preservare il proprio benessere psicofisico, e proteggere sé stessi e gli altri da eventuali pericoli. Un esempio di pericolo fra i tanti? Quello di essere fortemente attratti da una contorta visibilità a ogni costo.

Ma quali sono le norme comportamentali da rispettare? Per saperlo dovremmo leggere il D.Lgs. 196/2003, il Regolamento UE 679/2016, e il D.Lsg. 101/2018: in tutto circa 400 pagine. Troppe? Allora dovremmo leggere il Testo coordinato del D.Lgs. 196/2003, aggiornato alla fine del 2021 dal Garante della Protezione dei Dati Personali, chiamato anche GPDP e Garante della privacy: è compilato in circa 70 pagine che non hanno valore ufficiale, non essendo presenti nella Gazzetta Ufficiale, ma vengono da una fonte più che attendibile, perché è l’autorità sulla riservatezza eletta dal Parlamento Italiano. Sono ancora troppe pagine? Se cerchiamo le spiegazioni più sintetiche, ci conviene leggere semplicemente le F.A.Q. sul sito web del GPDP, cioè le risposte alle domande frequenti sulla scuola poste al Garante (fonte più che attendibile). C’è scritto, per esempio, che è lecito registrare la lezione per scopi personali, ma ne è vietata la diffusione senza il consenso delle persone coinvolte.

Vi hanno dato informazioni diverse? Be’, verificate la legislazione, no?!

Se temete un procedimento disciplinare o un’ingiusta valutazione del comportamento, perché non avete voluto consegnare il vostro smartphone opportunamente silenziato, o lo avete usato a scuola, illecitamente secondo il regolamento del vostro istituto, fate presente che l’art. 7, c. 1, del D.P.R. 122/2009 stabilisce che la valutazione del comportamento si basa anche sulla conoscenza e l’esercizio dei propri diritti, quindi potete impugnare il voto in condotta se non siete stati informati adeguatamente dei vostri diritti e se non sono stati attuati (il che è probabile). Se viene considerata una sospensione, la pertinenza è del Consiglio di Classe, in presenza dei genitori rappresentanti, e alle superiori devono essere presenti anche gli studenti rappresentanti, tutti obbligatoriamente informati dal personale scolastico, riguardo alla legislazione in vigore e poi anche alla normativa scolastica che è da rispettare se non contrasta con la legislazione.

Però, cari studenti, considerate che ognuno deve fare la sua parte: fra i vostri doveri c’è che siete tenuti all’attenzione assidua: art. 3, c. 1, del D.P.R. 249/1998 (modificato dal D.P.R. 235/2007), “Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria”. Vuol dire che se avete in tasca uno smartphone, durante le lezioni dovete silenziarlo perché non potete distrarvi. Conoscete il vostro statuto? No? È un Regolamento fonte di diritto che le istituzioni scolastiche già dal 1998 sono obbligate a fornire in copia a tutti gli utenti, e dal 2007 devono presentarlo e condividerlo al principio del corso di studi. Lo fanno nella vostra scuola?

Perché bandiscono il cellulare dalla scuola anziché stabilire semplicemente delle limitazioni per un uso con finalità educative? Bisogna non confondere la fermezza con il rigore, altrimenti è un po’ come se il personale di una scuola dicesse: “Qui educhiamo i giovani, a tutto ma non all’uso corretto dello smartphone”. In autonomia, qualunque scuola può vietarne l’uso, come il Garante afferma nelle risposte alle domande frequenti, ma ogni istituto deve metterlo in evidenza sul proprio sito web, così ogni genitore è informato e libero di decidere se considerare quella scuola incapace di contribuire all’educazione del proprio figlio sull’uso corretto di simili dispositivi. Ovviamente, la decisione è di competenza del consiglio di istituto: il dirigente scolastico deve informare tutti della normativa ma specialmente della legislazione in vigore, deve partecipare come tutti alla votazione con un solo voto, e in caso di parità il voto del presidente del consiglio di istituto vale il doppio. La scelta della scuola deve essere pubblicata nella relativa deliberazione, nel verbale e nel regolamento interno di istituto.

Se la Scuola non affronterà quotidianamente il dilagante uso immaturo degli smartphone, renderà più incerto il futuro dei nostri figli e corromperà la coscienza di ogni educatore.

Concludendo, le circolari ministeriali, nelle quali si dispone il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, non dichiarano lealmente che si tratta di semplici proposte, per di più contrarie alla legge. Ora ditemi: a voi non sembra assurdo che il Ministro di un’Istituzione Educativa dia indicazioni non educative ed esponga i minorenni a pericoli e ignoranza?